destionegiorno
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Non sono poetessa, ne scrittrice, solamente una donna, che rubando tempo al tempo di una vita reale colma di numeri, obblighi fiscali e doveri morali, si immerge in un' oasi di tranquillità, nella quale esprime quella Paola, che Nessuno conosce e neppure per un attimo, immagina che possa essere Lei, ... (continua)
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paola marchi
Le sue 78 poesie
| Stralci di peccaminosi pensieri
girovagavano lenti,
come gatti randagi
affamati di carne,
nella mia mente,
corridoio
di urli e gemiti.
Le mie unghie
graffiavano,
senza pace,
spigolose querce.
Ne scolpivano i tronchi,
che stillavano
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| L' affanno umido di piacere
sbriciola a terra
le nostre vesti
fiacche e squarciate.
Si impossessa
della nostra carne
l'ingordigia di dissoluti baci,
tra lenzuoli accartocciati
su materassi bucati.
I gemiti della lussuria
sono boati
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| Mormora angoscia,
il gelo sul selciato
in un viottolo inanimato.
Briciole crude di ghiaccio,
pendule da rami
screpolati e legnosi,
invocano
petali in fiore
di spente primavere
perdute altrove.
Schiaffeggiato dal tuono
è il tocco
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| Lacrima il sasso
sulla rugiada
di un torrente
bollente di ghiaccio.
Follia di nuvole
danzanti in un cielo
soffocato
dai fulmini.
S'intrecciano i rami
sgretolati dai morsi
di cicale impazzite,
urlando il dolore
di una nudità
senza
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| Era una rosa
scolpita nella roccia,
la frenetica fantasia,
riflessa sulle mie pupille,
tatuate nei vetri
di una attesa.
Il ricordo
di un sentimento
di ieri.
Scalpitava il vento,
offendendo l'edera,
appiccicata alla muraglia
screpolata
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| Coccole di fumo
erano le mie pupille
perse nel vuoto
di una nebbia
umida e fredda.
Raschiavo pezzetti di tristezza
dalla mia mente,
colma di una volontà ferrea
per scacciare l'agonia
di una lacrima atrofizzata
sulla ciglia.
Un pasticcio
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| Graffiavo rugiada con le unghie,
raschiando la pozzanghera
di una ghiacciata speranza.
La pioggia infilzava il mio ombrello,
reso ragnatela
dalle schegge del gelo.
Inginocchiata a terra
da quella spinta irruente,
rividi in un attimo
il suo
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| Raccolgo polvere di tristezza
su quel mio polpastrello
che con solerte lentezza
scivola sul legno
ubriacato
di vecchi oggetti
di vetro incollato.
Mi osservano
quei pezzi
di specchio
penduli da una parete
impregnata di lacrime.
Trascino
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| Invitante e penetrante
era quello sguardo malizioso,
che mi invitava
nell'oblio di un vino.
La lucida scarpa
di quell'ombroso nero
accarezzava il suo fiero piede,
carcerato in un calzino.
Seduto immobile
tra il fuoco
di una pipa
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| Estasiata da quel sussurro
sbriciolato dalla fiamma,
mi arrotolo
tra il desiderio,
che si accavalla
in ardenti morsi
alla mia carne.
Imprigionata dal timore,
avvolgo la mia pelle
tra le lenzuola,
assaporando lo strusciare
del secco
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| Tremava il buio di paura.
Ero velo di una veste
imbavagliata dall'ansia.
Gocce di sudore
scivolavano
come lava infuocata
di desiderio
sulla mia umida pelle,
offuscata
dal manto
di una nebbia adirata.
Aggrappata
al legno di quel portone,
le
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| Pizzicano i ricordi,
come roventi spilli.
Sfoglia il mio sguardo,
quei tonfi di vocaboli,
sviolinati come rugiada,
su di un letto disfatto.
Una morsa d' acciaio
stritola il mio cuore.
Si fa lento
il respiro
pasticciato di tosse.
Nella
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| C'è un fruscio annegato di pioggia.
Ortiche di spini,
mi punzecchiano il viso.
Scaccio quello spillo,
che mi morde la caviglia.
Nudi i miei piedi
in questo viottolo buio.
Ho paura.
Temo l'urlo di un gufo,
che mi intontisce le
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| Affaticato il mio cuore
sgocciola lacrime.
L' afa strangola il mio respiro
disperato.
Sono straccio
che miagola
su di una ciotola assente.
Raccolgo i capelli.
Ne faccio nodo di dubbi.
I miei pensieri,
sono croste invecchiate,
su rupi
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| Tacchi stanchi molestano
screpolate e vecchie piastrelle.
E' marmo, che soffre
il dolore di un andirivieni di piedi.
Sgualcite speranze
il far visita a quelle stanze.
Immensi corridoi,
arredati da oscuri visi.
Sussurrano pianti,
inossidati da
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