| destionegiorno 
 
    
 
 
    
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  |  | Non sono poetessa, ne scrittrice, solamente una donna, che rubando tempo al tempo di una vita reale colma di numeri, obblighi fiscali e doveri morali, si immerge in un' oasi di tranquillità, nella quale esprime quella Paola, che Nessuno conosce e neppure per un attimo, immagina che possa essere Lei,  ... (continua)
 
 
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 |  | paola marchi
 Le sue 78 poesie
  
  
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        |  | Raccolgo cocci di irruenti sensazioni.Sento le emozioni esplodere
 in processi di consapevolezza,
 che mi trastullano la mente,
 come fossero tempeste di vento.
 Odo scucirsi in me il desiderio
 di ascoltare te, fragile come un giglio nel
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        |  | Sento gocce di rugiada trastullarsisulle mie ciglia intimidite
 dagli spasmi di un vento,
 che mi offende.
 Le palpebre cariche di solitudine
 sussurrono alle pupille di cercarti ancora
 tra le ombre del crepuscolo,
 che incombe sulla mia pelle
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        |  | Ho sentito il profumo delle tue labbraanelare il peccato, accanto alle mie.
 Sei scappato via!
 Ho assaporato il tocco del tuo volto
 come un sorso di pioggia,
 che mi ubriacava le vene.
 Volevo fermare il tempo
 ed appenderlo al cielo.
 Mi perdevo tra
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        |  | Sento un’emozione agitarsi tra le costole.Il respiro gronda singhiozzi
 tra i cunicoli umidi dei miei polmoni.
 Perle di sudore incespicano
 tra le rughe della fronte.
 Il sole maliardo acceca le mie pupille,
 confortate dalle flosce ciglia.
 Ora il
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        |  | Sento il pigolio lento della pioggia, che si affloscianello stagno putrefatto di un pozzanghera.
 Al di là del vetro tremulo, irrorato di bagnato,
 mi avvicino mesta al nudo cospetto di una finestra.
 Ascolto me stessa.
 Esploro la risorsa di un calore
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        |  | Assaporo i pensiericome fossero nuvole ripiene di lacrime,
 affaticata dal peso di una rabbia,
 che mi congela il sangue.
 Le palpebre sono serrande basculanti,
 che segregano nel buio,
 le mie pupille di un cristallo rammendato e fiacco.
 Mollica di
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        |  | Bevo la pioggia del giorno, accecata dai fulmini.
 Mi consegno al brusio di un singhiozzo,
 soffocato in gola.
 Ho le tasche colme di solitudine
 quando un pugno mi getta al suolo.
 Sento la zolla dell’inconscio
 graffiarmi le costole.
 Mi rialzo
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        |  | Foglie sciatte, sgualcite, scheggiate di grandine,
 mi guardano.
 Le mie pupille incolte di luce,
 sono come vetri opachi,
 incastrati tra ciglia ghiacciate.
 Una tosse furibonda
 cerca spazio
 nei cunicoli del mio costato.
 Vuole emergere dalle
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        |  | I crepuscoli appannati dai ricordi, 
mi strangolano la gola  
con i lacci della solitudine. 
La fioca luce di una lampada,  
violentata dai graffi  
di un sudicio manto di polvere, 
infiamma l’angoscia,  
avvinghiata ai miei polmoni,  
gonfi
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        |  | Scorribande di emozioni gocciolantiin crateri di inquietudini,
 si arrampicano sulla ragnatela del mio scheletro,
 scricchiolante ad ogni mio passo lento.
 Stritolata dalle fauci di una serpe tentatrice,
 la ma ragione singhiozza cascate di sensi di
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        |  | Le mie ciglia stropicciate di lacrime,appesantite da una cascata di pianto,
 svengono esauste,
 sulle me pupille vitree ed inebetite.
 La tua storia al mio ascolto profondo,
 ha indossato i panni di un guerriero infame,
 che con scudo e spada
 ha
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        |  | Volano i gabbiani sul mio corpo nudo, 
accovacciato su di uno scoglio partorito dalle onde. 
Schiaffi salmastri si aggrappano alle mie esili gambe 
come gli artigli di un polipo  
ruggente dagli abissi, 
che mi trascina tra le zolle
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        |  | Tra scogli inguantati da alghe malsaneed il turbolento strillare di affamati gabbiani,
 ciondolanti tra le furiose pieghe di un inquieto vento,
 scavo come un predatore derubato di ragione
 nell’umida fossa del mio inconscio e mi sporco.
 M’inzuppo le
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        |  | Pareti sature di silenzio schiacciano il ribollire che ho dentro.
 Il frastuono del mio inconscio
 vuole emergere
 per dare verbo alle emozioni imbavagliate
 dai costrutti del passato.
 Respiro una lacrima
 colata in faccia per rabbia.
 Voglio essere
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        |  | A piedi nudi sui ciottoli taglienti di un viottolo sconnesso,
 strappo dall’inconscio pulsazioni feconde alla mente.
 Immobile su gambe flaccide
 come mollica di pane bagnata
 mi prendo la testa tra le mani e piango.
 Sono stornelli ingabbiati
 dai
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